venerdì 9 marzo 2012

L'isola di Bedloe, da patibolo a simbolo della Libertà


L'isola di Bedloe nel 1885, un anno prima dell'inaugurazione della Statua della Libertà
L'isola di Bedloe che ospita la statua, dal 1956 ufficialmente denominata Liberty Island, ha una storia molto più controversa del simbolo che ospita. Al tempo della sovranità olandese era proprietà di Isaack Bedloo, commerciante di carne di origini francesi e nel 1673, anno della sua presunta scomparsa, venne ereditata dalla figlia Mary che non ci pensò molto su prima di venderla per cinque scellini ad Adolphe Philipse e Henry Lane. Durante il periodo della loro gestione, l'isoletta divenne la prima zona di quarantena della storia di New York City, dove far soggiornare soprattutto chi veniva dalla Carolina del Sud, da Antigua e dalle Barbados, terre dove alcune febbri maligne erano responsabili di un alto tasso di mortalità. Nel 1746 il capitano Archibald Kennedy la acquistò per 100 sterline, facendone la sua residenza estiva ma, dieci anni dopo, su istruzione del governatore di New York, l'isola tornò ad essere una stazione di quarantena per prevenire la diffusione del vaiolo. Bisognerà attendere il 1759 prima che i 5 ettari dell'isola divenissero proprietà della città che la acquistò da Kennedy per mille sterline. Quando poi, nel 1800, il neoformato governo federale decise di erigere delle fortificazioni a difesa del porto di New York, l'isoletta, insieme alla Ellis Island e alla Governors Island, entrò a far parte di questo programma divenendo prorpietà degli Stati Uniti d'America. 

Solo dal 1956 l'isola assume la denominazione di Liberty Island
La costruzione di un forte con basamento a undici punte, Fort Wood, iniziò nel 1806 e terminò cinque anni dopo. La Guerra del 1812 la vide al centro di varie attività belliche come deposito di materiali militari, sede di un corpo d'artiglieria e, ancora, temporanea stazione di quarantena.
La pagina più nera dell'isola doveva però ancora essere scritta. Il 14 luglio del 1860 la Bedloe Island divenne teatro dell'esecuzione dell'ultima condanna a morte per pirateria della storia degli Stati Uniti d'America.
Albert E. Hicks, detto John, gangster e ladro che agiva in autonomia, fu riconosciuto colpevole dell'omicidio del Capitano Burr e del suo equipaggio avvenuto nel marzo dello stesso anno a bordo del peschereccio da ostriche (oyster sloop) E.A. Johnson, ritrovato abbandonato e smantellato a sud dell'isola di Manhattan. 
L'evento ebbe un'enorme risonanza in tutta New York.
Hicksey, come lo chiamavano i suoi amici, si era ritrovato a bordo dell'imbarcazione arruolato a sua insaputa, dopo essere stato ubriacato e stordito dal whisky allungato con il laudano in una bettola.

Hicks, il Pirata
La strage, come confessò lo stesso pirata, nacque proprio dallo spirito di vendetta per essere stato imbarcato con l'inganno. Hicks, a delitti compiuti, razziò tutto il possibile dalla barca e si allontanò con la scialuppa di salvataggio per rientrare a terra e tornare nella sua abitazione al n. 129 di Cedar Street, dove lo aspettavano moglie e figlio.
Varie testimonianze, non ultime quelle dei vicini di casa, e il ritrovamento di parte della refurtiva tra cui un orologio, lo identificarono come colpevole. Il processo che ne seguì lo condannò a morte per impiccagione. 
La condanna portò ad Hicks una paradossale e vasta popolarità. Per andare a vedere il pirata incatenato nella sua cella nelle Tombs c'era la fila e, tra i visitatori, si registrò la presenza di Phineas T. Barnum, il grande organizzatore di spettacoli, noto per corrompere le guardie della prigione pur di ottenere qualche "souvenir" di famosi criminali per esporli nel suo particolare museo sulla Broadway.
Il New York Herald e il New York Times seguirono la vicenda di Hicks con grande attenzione e raccontarono che non meno di diecimila persone assisterono festanti all'esecuzione.
Sugli stessi quotidiani, il giorno prima, apparvero annunci pubblicitari che, per un dollaro a testa, offrivano gita all'isola e possibilità di uno spuntino a bordo.

Annuncio "pubblicitario" dell'esecuzione del pirata Hicks sull'isola di Bedloe
La mattina dell'esecuzione il battello Red Jacket, carico di oltre mille ospiti tra politici, reporter ma anche pugili famosi e giocatori d'azzardo, partì per l'isola di Bedloe e, essendo in anticipo sui tempi dell'esecuzione, lo sceriffo Rynders diede ordine di allungare la traversata.
La particolare gita proseguì sul fiume Hudson sino all'altezza di Hammond Street non distante dalla zona di South Street Seaport. 
Lì era ormeggiata la Great Eastern, appena arrivata dall'Europa per il suo viaggio inaugurale. Hicks venne trasportato dalla sua cella sul ponte e lo sceriffo lo mostrò incatenato ai crocieristi spiegando loro, spada in una mano e la tromba nell'altra, la particolare destinazione del viaggio.
La variazione del programma si era conclusa e l'isola di Bedloe stava per accogliere il suo ospite speciale. Hicks, dopo aver pregato in compagnia di Padre Duranquet, salì sulla piattaforma alle undici e mezza del mattino.

Le imbarcazioni circondano l'isola il giorno dell'esecuzione. In prossimità della riva si nota il patibolo per l'impiccagione
In quella mattina di luglio la baia pullulava di barche e natanti di ogni tipo, stracolme di cittadine e cittadini mossi dalla morbosa curiosità di poter ammirare il pirata impiccato che durante il trasferimento dalla prigione aveva salutato le folle con un inchino.
Si calcolò che circa diecimila persone poterono assistere all'impiccagione poiché il patibolo era stato eretto sull'isola a circa otto metri dall'acqua e quindi perfettamente visibile dalle imbarcazioni.
E tutto questo solo pochi anni prima che il sogno di Bartholdi e del professor De Laboulaye cominciasse a prendere corpo, diventando per il mondo un esempio di come l'idea di Libertà poteva concretizzarsi in un simbolo universale.
Cartolina del 1902

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