giovedì 23 febbraio 2012

Greater New York


La nascita politica della Grande New York risale al 1898, quando la rapida espansione della città in tutta l'isola di Manhattan e nelle zone limitrofe portò alla istituzione dei cinque distretti (boroughs), Manhattan, Bronx, Brooklyn, Queens e Staten Island, che da quel momento in poi costituirono ufficialmente la città. Nei decenni che seguirono, soprattutto durante i primi tre, il significato di grandezza si estese oltre il senso geografico. Ad una espansione orizzontale seguì una crescita verticale rapida, quasi furiosa, tesa a dimostrare il primato di grande metropoli con gli edifici al centro, dove i cittadini potessero trovare tutto - lavoro, svago, cultura, banche, assistenza - per poi tornare alle loro abitazioni di periferia. In realtà la città americana che diede il via a questo nuovo concetto di urbanizzazione non fu New York, ma Chicago, la prima ad essere definita "città dei grattacieli".
Questo fatto suscitò l'invidia e le gelosie dei newyorchesi. A questi sentimenti New York non reagì con rancore ma con spirito competitivo. Politica, economia ed arte unirono le loro forze e, grazie anche alla forza di una classe operaia che oggi definiremmo multietnica, la sfida venne vinta in breve tempo.
Nonostante la storia politica ed economica della città sia stata un continuo riflusso di disonestà e corruzione alternata a campagne elettorali basate sulla moralizzazione, la spinta della forza architettonica non si è mai interrotta, neanche di fronte al repentino passaggio dallo sfarzo degli Anni Ruggenti alla Grande Depressione del 1929.
Questa è stata la magia, o almeno una delle magie, di New York. La concretizzazione di un sogno avveniristico, vera incarnazione di quello che nel 1910 il pittore futurista italiano Umberto Boccioni aveva immaginato nella sua Città che Sale, oggi esposto al MoMa di New York City, anticipata qualche anno prima, nel 1902, da un anonimo operatore con una delle prime cineprese della storia a filmare la nascita di un grattacielo.
Le città europee, dalla Roma imperiale sino alla Parigi dell'Ottocento, erano tutte dotate di bellezze architettoniche favolose oltre che di una urbanistica prestigiosa. La New York della prima metà dell’Ottocento e oltre, aveva invece poco di eclatante. La città era in gran parte trascurata, in alcune zone ancora agreste, dove vicino a Central Park andavano a pascolare le pecore. E poi i vicoli definiti infami, regno di delinquenza e corruzione, i moli regno della pirateria fluviale. Sotto l’aspetto estetico solo la zona di Wall Street e la lunga Broadway erano degne di essere paragonate alle strade di Londra o Parigi.
Non molto più tardi di un secolo fa molte strade oggi regine dello shopping erano sterrate e vennero selciate e asfaltate a ridosso del 1900.
In quegli anni siamo ancora lontani dalle Mille Luci di New York, ma ci si stava avvicinando a grandi passi. L’illuminazione a gas, con i suoi antiestetici pali che sostenevano i fili, venne difatti sostituita dall’elettricità, con le linee interrate nelle strade in rifacimento.
La città, finalmente, si preparava a diventare adulta.
Era un po’ come la base di un enorme plastico tutto da costruire. Gli alloggi popolari, i famigerati tenements, stavano per lasciare il posto alla voglia di bellezza e di prestigio. L'economia e il denaro, in parecchi casi di pari passo con la corruzione, iniziarono a girare a ritmi sempre più elevati. C’era solo da mettersi a lavorare e le centinaia di migliaia di immigrati, disposti a qualsiasi sacrificio pur di farcela in quel Nuovo Mondo, furono la linfa vitale di un albero che cresceva a vista d'occhio.
Si iniziò con nuovi parchi cittadini come alternativa al Central Park che, come rivela il nome, era al centro dell’isola e quindi non di immediato raggiungimento per chi abitava sulle sponde. Nacque così nel 1872 il Riverside Park, sulla riva nord del fiume Hudson, lungo la Riverside Drive con un'estensione iniziale dalla 72esima strada sino alla 125esima.
Il secondo passo furono i nuovi ponti. Dopo quello di Brooklyn inaugurato nel 1883, arrivarono il Williamsburg nel 1903 e quelli di Queensboro e Manhattan, entrambi del 1905. Un’altra storica forma di attraversamento del fiume fu quella sotterranea con il tunnel sotto l’Hudson inaugurato nel 1906.
L’elettrificazione delle linee ferroviarie soparaelevate e sotterranee stava cambiando il volto e il modo di vivere dei newyorchesi, che cominciavano a considerare gli edifici pubblici (la Dogana, la Borsa, le Poste) come punti di riferimento per il loro orgoglio civico.
I 60 km quadrati di Manhattan (Central Park compreso) erano comunque pochi per accogliere tutto quello che era nella mente dei politici, degli economisti e degli architetti. Se il terreno era limitato, lo spazio invece era senza limiti e si iniziò a guardare il cielo.
Fino al 1900 i ricchi magnati preferivano vivere in grandi costruzioni, anche se non altissime, e rivaleggiavano tra loro a chi avesse il palazzo più sontuoso. Secondo il dettato dell'italiano Leon Battista Alberti le costruzioni dovevano essere grandi e ampie perché dovevano far apparire grandi i loro proprietari. A New York un nome tra tutti era quello della famiglia Vanderbilt che tra il 1877 e il 1882 si fece costruire sulla Fifth Avenue tre tra le più lussuose residenze della città. In quegli anni non si trattava di costruire case lussuose per sé e per la famiglia ma, seguendo le direttive dei signori dell'epoca, era una questione di prestigio e di visibilità a dettare le regole, con un occhio, anzi quasi due, allo stile europeo e parigino in particolare.
E' così che gli architetti divennero i veri protagonisti del cambiamento di New York, le vere rockstar dell'epoca, in grado di rivaleggiare per fascino e notorietà con i divi del cinema. Erano loro i veri creatori della Greater New York, una New York più grande e più bella. E questi professionisti, forti delle loro conoscenze tecniche e della loro fantasia, dopo l'ampiezza e la sontuosità affrontarono il cielo, dando vita a una sfida verticale, la cui magnificenza surclasserà la bellezza ancora tradizionale delle grandi case di appartamenti come il complesso Ansonia o il più celebre Dakota, che con i suoi dieci piani vicino a Central Park rimane comunque uno degli esempi migliori del periodo che precede l'avvento dei grattacieli.

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